Manincor – Sophie 2012

Chardonnay (93%), Viognier (4%), Sauvignon Blanc (3%) – 13,5%

Dal proprio sito:

Hand-Herz-Krone

Mano e cuore – storia di una parola. Anche il nome “Manincor” ha una propria storia che merita ricostruire. Non è difficile ritrovarvi le parole “manus” e “cor”; “Man” trova, infatti, la propria radice nel latino “manus”, ovvero mano. E la mano è il simbolo di molte attività, anzi talvolta le contraddistingue: si suggella un contratto con una stretta di mano, si alza la mano per giurare, ci si dà la mano in segno di saluto (un gesto che significa anche la fine delle ostilità o un segno di pace). I concetti che ruotano intorno alle mani riflettono dunque l’attività dell’uomo e le sue conseguenze: sollecitudine, creazione di valore ed anche onestà sono le virtù della mano.
La mano può afferrare ciò che ha creato e afferrandolo lo può forse anche comprendere. Si possono comprendere le cose, nel momento in cui le si prende in mano. La mano diviene allora, non più arto, ma strumento del pensiero, il gesto concreto di afferrare si fa “concetto”, per comprendere con la mente, per afferrare in astratto il mondo.
“Cor” deriva dal greco “καρδια” (cardia) e tale derivazione etimologica si ritrova oggi nei termini medici: ancor oggi il “cardiologo” è, infatti, il medico del cuore. Tale concetto assunse in seguito connotazioni cristiane, con la nascita dell’idea di carità: We care for you!
In latino “cardìa” diviene “cor”, ossia cuore, a cui risale anche coraggio, ovvero l’essere intrepido. Per i romani il cuore era la sede dell’anima e dell’intelletto (a quel tempo non si sapeva con certezza quali funzioni avesse il cervello) e tale rappresentazione si estese al Medioevo, quando nel cuore risiedevano soprattutto le virtù; e su fino ai giorni nostri: è di Botho Strauß, uno dei principali drammaturghi ed autori tedeschi contemporanei, l’espressione “Il cuore è il tutto”.
Torniamo alle virtù medievali: temperanza, discernimento, magnanimità, fedeltà, fermezza e coraggio. Chi fa proprie queste virtù si prende le cose a cuore, ci mette il cuore, si lascia toccare il cuore, è insomma persona di buon cuore: tutte espressioni queste, che fanno parte del nostro linguaggio quotidiano.
Se si accostano quindi le parole “manus” e “cor” unendole con la preposizione “in” risulterà “Manincor” ossia: mano sul cuore! Proprio tale immagine è divenuta l’origine dello stemma, che presenta una mano che tiene alto un cuore. Un simbolo dell’indissolubilità e della sintonia tra azione e pensiero, un simbolo di intenti onorevoli, in sintesi: una grande promessa!La corona, simbolo dell’eterno ritorno. Con il suo intervento Kassian Ignaz Enzenberg riuscì a prosciugare le paludi dell’Alto Adige, ponendo così le basi decisive per il benessere e la varietà nelle produzioni agricole di questa terra. A titolo di ringraziamento Maria Teresa d’Austria lo elevò a conte nel 1764, e da allora la famiglia Enzenberg porta la corona comitale sul suo stemma come emblema dei propri meriti; Manincor e gli Enzenberg ebbero uniti i loro destini per la prima volta già nel 1662 con un matrimonio.
La parola “corona” ha origini dal greco antico “κορωνη” (corone) il cui significato è anello, cerchio; da qui il latino “corona” che significa simbolicamente anche ricompensa. Nella Grecia antica tale “cerchio” era anche un abbellimento del capo in occasione di feste e celebrazioni: così si agghindavano con corone di edera le Menadi, le sacerdotesse di Dioniso, dio dell’ebbrezza e del vino, durante i riti orgiastici in suo onore. Nel XVI secolo, al tempo della nascita della residenza Manincor, Michelangelo Caravaggio ritrasse a Firenze il suo “Bacco”, il dio romano del vino: coronato di tralci di vite.
La corona, consolidatasi come simbolo di potere nell’alto Medioevo, proviene dall’Oriente, dove ornava il capo dei sultani e ne era il simbolo. Nel corso dei secoli il suo significato simbolico di cerchio, senza inizio e senza fine, dell’eterno ritorno nella natura, uno dei più antichi simboli per l’uomo, si è trasformato, divenendo decorazione del capo, in simbolo di potere e dignità, in sinonimo di parte sommitale (corona degli alberi) e in veste letteraria come massimo compimento di qualcosa (coronamento).

Agricoltura biologica e uso di metodi biodinamici per la produzione del vino e una serena convivenza nel rispetto della natura e dei suoi ritmi da parte di Manincor. E’ la strada che ha intrapreso l’azienda dal 1991, quando la proprietà passò al conte Michael Goëss-Enzenberg. Il vino in degustazione, è dedicato alla moglie Sophie, ed è uno chardonnay in prevalenza, un vino dal colore giallo paglierino luminoso e dal bouquet delicato e di grande finezza. Sentori di agrumi, arancia in particolare, albicocca, fiori, miele di acacia e una tanto sottile quanto persistente mineralità, ci deliziano l’olfatto. L’ingresso in bocca è fresco e ci consegna un vino di ottima struttura e corpo pieno, leggermente amarognolo, dove la mineralità la fa da padrone e accompagna a lungo un sorso elegante e persistente. Espressivo.

4 pensieri riguardo “Manincor – Sophie 2012

  1. Bello!
    Sono stato a Caldaro tempo fa, un luogo veramente suggestivo con la collina cosparsa dai vigneti che scende prima a picco verso il lago e poi dolcemente e ovviamente non ho saltato la visita da Manincor di cui ho ancora qualche bottiglia a casa, anche di Sophie, che ben presto aprirò!
    Saluti,
    Francesco

Lascia un commento

Questo sito utilizza Akismet per ridurre lo spam. Scopri come vengono elaborati i dati derivati dai commenti.