Syrah (100%) – 13%
La Syrah, l’Antica Persia, Omar Khayam e le sue quartine
I |
L’Iram è, in fede, svanita con tutte le sue rose, |
la sette volte inanellata coppa di Jamshid nessuno più può trovare; |
ma ancora il vino si accende di rubino, |
ancora il giardino rifiorisce dove scorre l’acqua. |
II |
Alcuni vivono per la gloria del mondo, |
altri per i paradisi dei profeti a venire; |
prendi ciò che hai e lascia andare le promesse, |
esse sono il suono di un tamburo distante. |
III |
Gli amici che abbiamo amato, i più fedeli e leali, |
ci hanno lasciato uno dopo l’altro; |
con loro bevemmo due o tre coppe alla mensa del mondo, |
prima che, uno alla volta, andassero silenziosamente a dormire. |
IV |
Ci fu una porta della quale non trovai chiave, |
un velo attraverso il quale non potei vedere; |
alcune piccole parole fra me e te, |
dopo non fummo, tu ed io… mai più. |
V |
Sia a Naishapur che a Babilonia, |
sia che la coppa stilli dolcezza od amarezza; |
il vino della vita scorre goccia a goccia, |
il fiore della vita perde foglie una ad una. |
VI |
Alle labbra di questa povera e polverosa coppa, |
bevvi per svelare il sottile segreto della vita; |
le labbra della coppa, alle mie labbra mormorarono, |
bevi fin quando vivrai, dopo non potrai più farlo. |
VII |
Solo l’uva può, con logica assoluta, |
confutare innumeri e noiose sette; |
solo alchemico vino può, in un istante, |
mostrarci la vita che trasmuta il piombo in oro. |
VIII |
Bizzarro, non credi? |
delle miriadi passarono prima di noi la porta oscura; |
nessuno tornò a indicarci la via, |
per conoscerla dovremo metterci in viaggio. |
IX |
Non siamo nulla di più che una sequenza in movimento, |
giochi di ombre proiettati su uno sfondo; |
la lanterna magica di un illusionista, |
ci da vita a mezzanotte, per il suo spettacolo. |
X |
Di certo gli idoli che ho adorato così a lungo hanno reso, |
agli occhi degli uomini, il mio credito cattivo; |
di certo hanno gettato il mio onore nella coppa, |
ho venduto la mia reputazione per una canzone. |
XI |
Se il mondo fosse fatto secondo i tuoi desideri, |
se avessi raggiunto la conoscenza che desideri; |
se avessi vissuto cento anni felice, |
che importerebbe dunque? |
XII |
I poli della scienza e della saggezza, |
coloro che fra i saggi brillavano come fari; |
non hanno potuto illuminare la notte, |
hanno rischiarato un istante il buio e poi si sono spenti. |
XIII |
Null’altro siamo che non parte del gioco, |
muoviamo su una scacchiera di giorni e notti; |
ad ogni mossa un pezzo cade preso, |
la partita continua mentre noi veniamo riposti. |
XIV |
Sognavo al principio dell’alba nella taverna, |
ed udii una voce che mi consigliò: |
svegliati, figlio mio, e vuota la coppa, |
prima che il liquore si asciughi. |
XVI |
Dovendo bere vino, fallo con i sapienti, |
o con una bella dal volto di luna; |
dovendo bere vino fallo con dovizia, |
bevine poco, ogni tanto ed in segreto. |
XVI |
Si sbaglia chi, mio nemico, mi chiama filosofo, |
Iddio sa bene che io non sono quel che loro dicono; |
dacché sono sceso in questo luogo di dolore, |
voglio almeno sapere chi io sia. |
Interpretazione di Antonio A. Papaleo