La Biodinamica e la vinificazione in Anfora. Incontro con Elisabetta Foradori e Silvio Messana – Bologna 12/02/15

Serata passata insieme a Elisabetta Foradori e Silvio Messana, organizzata dalla sezione ONAV di Bologna. Comincia Elisabetta, raccontando un po’ la sua storia, il suo avvicinamento alla biodinamica, il suo percorso di crescita -come potete sentire qui-

 

ma quando entra nel vivo, nella parte cruciale del suo percorso, viene invitata a proseguire con l’assaggio (immagino per rispettare i tempi); più o meno in quel momento “si spegne” la magia e “si accende” la banalità. Non che sia meno importante l’assaggio dei vini, ma proprio per poterli comprendere perfettamente è fondamentale capire fino in fondo la filosofia che ha sposato il vignaiolo e il percorso che ha fatto per arrivare a quella scelta, e pazienza se bisogna aspettare prima di dire che il vino è molto buono, che è paglierino carico o che sa di cocomero.

Sentite la Foradori mentre parla del suo territorio e del Teroldego:

 

I suoi vini mettono in evidenza la principale caratteristica della stessa Elisabetta, l’eleganza. Elegante il suo modo di parlare, i suoi gesti, la sua stessa figura; eleganti i suoi vini, snelli ed equilibrati, come il Fontanasanta Incrocio Manzoni 2013, brillante, floreale, fruttato ma soprattuto minerale. Fresco, sapido e dalla tannicità appena percettibile, mostra un finale abbastanza lungo dai ritorni di pesca e miele. Il Fontanasanta Nosiola 2012 è altrettanto elegante, profuma di mandorle e noci ma anche di pietra focaia. E’ fresco e -quasi- salino, con un finale piacevolmente amarognolo.

Passando ai suoi rossi, lo Sgarzon 2012 profuma di frutti rossi, di spezie dolci e di fiori. Al palato è succoso e avvolgente con tannini ben inseriti nella sua struttura e buona lunghezza finale. Ma è con il Granato che Elisabetta Foradori raggiunge “vette alte”, un vino che cresce nel “ventre dell’anfora”, espressivo e affascinante. E voglio riportare qui l’intervento di Agnese, che condivido, mia moglie, compagna di vita e di avventure, enoiche e non:

“L’ anfora contiene i 4 elementi: terra, aria, acqua e fuoco; mette in contatto le energie dell’uva con le energie dell’universo, la forma è quella dell’utero materno. Nell’anfora l’ uva rinasce vino.
” Elisabetta Foradori” all’evento biodinamica e vinificazione in anfora organizzato Dall’ ONAV Bologna.
Se è vero (e io credo che sia proprio così) che il vino biodinamico vinificato in anfora contiene gli oligoelementi della terra vivi e in contatto con l’ universo, tra i quali antiossidanti e magnesio, io credo che non ci sia integratore naturale migliore di un buon bicchiere di vino e che perfino gli integratori migliori in commercio non arriveranno mai a interagire con il nostro organismo con tanta energia!”

Il 2011 si presenta come un mare scuro, profondo e concentrato; al naso spiccano i profumi di frutti rossi, humus e spezie. Al palato si presenta compatto, fresco e sapido, con tannini ben presenti ma morbidi. Ma è il 2010 il diamante che brilla più di tutti gli altri; ho ritrovato lo stesso entusiasmo di quanto l’ho provato per la prima volta ma, intanto, era diventato ancora più maturo e buono. Ecco cosa dicevo del Granato 2010.

Silvio Messana si definisce “nomade”. Si sposta da New York in Toscana, a Montesecondo, nel cuore del Chianti, per prendere in consegna un agriturismo acquistato dal padre nei primi anni ’60 e dove viveva la madre. Negli anni ’70 il padre pianta delle vigne e dopo la sua morte è la madre a occuparsi della gestione. Negli anni ’90 Silvio torna e si stabilisce in Toscana e dopo la morte della madre comincia a lavorare nei vigneti trasformando l’agriturismo in un’azienda agricola. Il suo percorso è graduale e passa dall’agricoltura convenzionale a quella biologica e poi biodinamica, fino ad arrivare all’uso delle anfore. Il Montesecondo 2013 è un Sangiovese quasi in purezza (c’è un saldo del 2% di uve bianche). La disciplinare ha sentenziato “ma ‘ndo’ vai con quel colore lì?” Parliamo di un Chianti “mancato”, fruttato, di buona acidità e tannino vivo. Forse “pecca” un po’ d corpo, non certo di piacevolezza. Chianti Classico 2012 La definizione classico è azzeccata. Il colore stavolta è giusto, il naso intriso di frutta rossa, con la ciliegia sotto spirito in evidenza, le note balsamiche, le resine nobili e i fiori. Mostra buona acidità e sapidità e tannini rotondi. Il calice vuoto profuma di tabacco biondo. Il Rosso del Rospo 2011 è un blend di Cabernet Sauvignon (in prevalenza) e Petit verdot, un vino che rappresenta degnamente il proprio territorio. Profondo e balsamico, con sentori di frutti rossi e neri e un filo di erba fresca. Un po’ brusco in bocca, si ammorbidisce con il passare dei minuti; buona l’acidità e la sapidità e vivi i tannini. Montesecondo Tin. Ho scoperto dalla bocca di Silvio che Tin in arabo significa argilla e ho capito finalmente perché le anfore spagnole si chiamano Tinajas. Sangiovese in purezza questo Chianti fermentato, macerato e affinato in anfora. Il 2012 si presenta luminoso, fruttato(ciliegia), fine ed equilibrato. E’ snello, fresco e sapido e dal tannino marcato. Il 2011 è speziato e fruttato, più complesso del 2012. La freschezza e la sapidità sono sempre vive ma il tannino è meno marcato. Mostra una lunga persistenza e molta eleganza. Vino “aristocratico”.

 

 

 

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