Ho conosciuto Christoph durante una verticale di Boca; una persona che trasmette emozioni, tanta energia positiva, di grande umanità e tanto amore per quello che fa, per l’eredità che ha ricevuto e che porta avanti. Siamo nei primi anni 90 e Christoph, insieme all’amico ed enologo Alexander Trolf, conoscono Antonio Cerri a Boca, un piccolissimo paese, immerso nel verde di boschi e vigneti, nella provincia di Novara. Lì si fa un vino, il Boca appunto, che negli anni 50 era famosissimo, ancor più del Barolo. Ma nel tempo, la produzione è calata drasticamente perché molta gente del posto, seguendo il richiamo delle grandi città e la possibilità di cambiare vita, ha abbandonato case e vigneti, con il risultato che alla fine degli anni 90 il Boca rischiasse l’estinzione. Erano pochissimi ancora a farlo, forse tre, e uno di questi era Antonio Cerri. Persona meticolosa, fiera e cocciuta, portava avanti la sua battaglia, producendo il Boca fino all’età di 80 anni, quando decise di ritirarsi. Fu allora che incontrò Christoph e Alexander, due Svizzeri che si innamorarono della località, dei suoi vini, e convinti delle potenzialità del Boca, decisero di “dare il cambio” ad Antonio. Alexander, purtroppo, non c’è più, ma Christoph, con molta umiltà e tanto lavoro duro, sta contribuendo alla rivalutazione di questo vino. Künzli usa pochissima tecnologia nella sua cantina e fa un uso limitato di chimica, cercando di rispettare il più possibile la terra e la persona e anche se Cerri era solito dire “quando morirò io, Bocca morirà con me”, Künzli non solo non lo ha permesso ma è riuscito a rilanciarlo.

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