Minella Bianca (60%), Catarratto & Carricante & Coda di Volpe & Grecanico & Inzolia (40%) – 12,5%
Avevo sentito parlare delle iridescenze stupende dell’aurora sul Mare Jonio, quando la si contempla dalla vetta dell’Etna. Stabilii di intraprendere l’ascensione di quella montagna; passammo dalla regione delle vigne a quella della lava, poi della neve. Il fanciullo dalle gambe di danzatore correva su quelle ripide chine; i sapienti che mi accompagnavano salirono a dorso di muli. Sulla cima era stato costruito un rifugio ove poter attendere l’alba. Questa alfine spuntò: un’immensa sciarpa d’Iride si distese da un orizzonte all’altro; strani fuochi brillarono sui ghiacci della vetta; la vastità terrestre e marina si dischiuse al nostro sguardo sino all’Africa, visibile, e alla Grecia che s’indovinava. Fu uno dei momenti supremi della mia vita. Non vi mancò nulla, né la frangia dorata di una nube, né le aquile, né il coppiere dell’immortalità.
Con un calice di vino in mano ad attendere l’alba. Suggestivi pensieri scorrono veloci; Polifemo mentre lancia i Faraglioni contro Odisseo, la curiosità di Empedocle che si trasforma in tragedia, Efesto che forgia le saette di Zeus. Terra, acqua, aria, fuoco e la bocca del vulcano come una enorme coppa; dentro c’è la Sicilia con i canditi della premiata pasticceria italiana e i fiori degli agrumi, le spezie, il fieno e la pietra focaia, gli schizzi marini, il sale e il vento. La freschezza citrina “fa brillare strani fuochi sui ghiacci della vetta”, involge il calore del vulcano, si espande e permane.. almeno fino a quando “un’immensa sciarpa d’Iride” ci avvolge.