Katsanò (85%), Gaidourià (15%) – 13%
Signore e Signori vi presento un vino raro e prezioso, non per il suo costo (una ventina di euro) ma per il suo valore in termini di qualità e per il fatto che viene prodotto da due varietà in via di estinzione, Katsanò e Gaidourià. Sull’isola di Santorini, ai tempi che furono, crescevano una cinquantina di varietà di vite, molte di quelle ormai estinte. Due delle varietà che sopravvivono ancora, a fatica, hanno dato vita al nostro vino; pensate che tutte e due insieme compongono meno dell’1% del vigneto di Santorini. Le radici di Katsanò sono sparse un po’ in tutta l’isola rendendo difficile la sua raccolta. In passato era una delle varietà usate per fare il Vino di Santorini, il famoso passito dell’isola, il Vinsanto. Siccome maturava presto (ai primi di agosto), veniva raccolta insieme a Gaidourià, altro vitigno autoctono raro, e li mettevano ad appassire sui muretti a secco che dividevano le proprietà, così a fine vendemmia avevano pronta l’uvetta per l’inverno. Georgios Gavalàs, con amore e tanta pazienza, cerca di salvare questi due vitigni, volendo anche dimostrare che Santorini non vuol dire solo Assyrtiko. Nasce un vino particolarissimo e spettacolare. Il suo colore è giallo dorato con leggeri riflessi verdolini. Avvicinandolo al naso non posso che sorridere; fa pensare ai bianchi del Carso ma anche a quelli della Sicilia (che adoro entrambi). Fiori dolci, miele, agrumi ed erbe aromatiche, rosmarino e menta. La mineralità dello straordinario territorio di Santorini è tutta nel mio calice, commovente! Al palato l’acidità è perfetta, quella bassa dello Katsanò viene arricchita da quella ricca dello Gaidourià. Il bergamotto, profumatissimo e deliziosamente amarognolo, pervade il sorso, un sorso lunghissimo, carico di storia, fatica, lavoro e infine soddisfazione, con merito. Emozionante.
Ma se è prodotto da un’uva tanto rara e se il prodotto è un’eccellenza perchè costa così poco?
🙂
Perché in questo mondo esistono ancora le persone oneste.