Il vigneto di Santorini

Santorini è un isola (73 km2) del mar Egeo meridionale e fa parte del complesso delle Cicladi. La cosa che differenzia assolutamente Santorini da altre realtà, e dà un carattere distinto alle sue varietà, insieme al microclima (precipitazioni limitate), è il terreno poroso dell’isola, ricco di pomice e lava. La storia ci dice che la viticoltura sull’isola ha fatto la sua apparizione 3500 anni fa ed è uno dei pochissimi vigneti a livello mondiale che non è stato attaccato dalla filossera. Nel corso degli anni c’è stato un rinnovamento naturale e quindi le viti non hanno più un’età precisa. Il rinnovo, dall’antichità ai nostri giorni, si fa allo stesso modo, con la tecnica del “Katavolàdi”. Un ramo della vite, adiacente a quella morente, viene piantato a una profondità di circa 30 cm che, in questo modo, viene nutrita dalla “vite madre” per 3-5 anni. Poi, crea le proprie radici e smette di nutrirsi dalla vecchia vite. Dopo pochi anni, comincia a dare il suo frutto prezioso.

A Santorini si pratica un tipo di potatura unico detto “anello” o “ghirlanda”. Questa tecnica, che si perde nella notte dei tempi, è stata perfezionata a tal punto che rende le viti opere d’arte naturale. Per costruire “l’anello”, i coltivatori esperti di Santorini intrecciano i rami delle viti fra di loro, creando un canestro naturale che poggia sulla terra vulcanica. Lì dentro possono maturare le uve, ben protette dal vento “Meltemi”, dalla sabbia vulcanica che “li frusta” mossa dal forte vento, dal sole cocente e dalla mancanza di acqua (esclusa l’umidità marina notturna).

Voci gioiose, canti e danze compongono la festa del raccolto a Santorini, la “Vendema”, parola di chiara origine Italiana, riconducibile al periodo della presenza dei Veneziani. Una volta, prima ancora che arrivasse l’alba, la grande campana della Vergine batteva 36 volte e dava il “via” ai vendemmiatori, che si riversavano nelle vigne per la raccolta delle uve. Dopo la raccolta dei frutti, i musicisti arrivavano nella “Canaves” a suonare e intrattenere tutti, mentre gli uomini sollevavano i pantaloni, lavavano i piedi e pigiavano le uve. Nei tempi che furono non esisteva nemmeno una casa senza la “Cànava”, uno spazio con una precisa architettura, che ospitava le attività rurali e soprattutto la vinificazione. Dopo la raccolta delle uve, queste venivano trasportate nella Cànava, dove acquistavano e mantenevano una temperatura costante e poi venivano vinificate.

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