Da Dobrovo a Kojsko, passando per il belissimo borgo fortificato di Šmartno (San Martino di Quisca), patrimonio culturale e storico della Slovenia, ci sono quasi sei chilometri di curve, saliscendi e meravigliose viste su boschi, alberi da frutto e vigneti. Una volta arrivati a Kojsko bisogna stare attenti a scovare la curva a gomito che porta a Kmetija Štekar, non facile da individuare. Arrivati a destinazione ci accoglie Tamara, la moglie di Janko. La casa-agriturismo è immersa nella natura, e i vigneti, poco più di cinque ettari, si trovano su pendii ripidi, a un altitudine di quasi 200 metri. La coltivazione è organica e in cantina la chimica è sconosciuta. Fermentazioni spontanee, lunghe macerazioni e lieviti indigeni sono i protagonisti, la genuinità e la bontà è il motivo del lavoro e della continua ricerca a Kmetija Štekar.
Janko è un furetto, non sta mai fermo. Di una simpatia contagiosa, parla di vino (e di calcio) con grande passione. Ogni tanto sparisce nei meandri della sua cantina per tornare indietro carico di bottiglie. Ribolla Gialla, Malvasia, Pinot Grigio, Picolit, Riesling, Chardonnay, Friulano, Merlot, Barbera e Cabernet Sauvignon i vitigni piantati, più un esperimento di Sagrantino (che piace molto a Janko). I suoi vini, Pinot Draga, Re Piko (Riesling, Picolit), Rebula Prilo (Ribolla Gialla), Kuisko (Chardonnay), Merlot Izbor, e altri che conosceremo piano-piano, hanno un forte carattere, capaci di trasmettere grandi emozioni. Sono vini diretti e leali, di alta qualità e grande energia, che rispecchiano in pieno chi li produce, Janko Štekar. Chiudiamo con quello che è solo un primo approccio ai vini di Janko, un mio assaggio precedente alla visita, il Pinot Draga 2008.
Un pensiero su “Su e giù per le gobbe del Collio, parte sesta: Janko Štekar”