Strozzaprete (100%) – 13%
Siamo a una decina di chilometri da Lucca, tra Garfagnana e Viareggio. Nella località Cùcchero, nonno Pietro cura una trentina di piante (una volta erano cinquanta) di Strozzaprete (vitigno a bacca bianca autoctono garfagnino), praticamente scomparso dai radar vitivinicoli; lo ha recuperato, tempo fa, nel campo dello zio Gigi, a San Martino in Freddana. Una volta, il vino prodotto, si usava come vino da taglio per correggere alcune caratteristiche di altri vini. L’intuizione del nonno è stata quella di usarlo in purezza. In vigna ha usato solo il rame, poi, più nessuna “diavoleria”. Nessuna aggiunta di solforosa, nessuna filtrazione (ma solo due travasi) e niente controllo di temperatura. Ne viene fuori un miracoloso medicinale di automedicazione per il corpo e per l’anima. Una settimana di macerazione sulle bucce gli dà il colore caldo del sole pomeridiano estivo. L’aria delle colline boschive ai piedi delle Alpi Apuane riempie i polmoni di salute; le erbe selvatiche dei poggi (nepitella, cavoletti selvatici, tarassaco, erbi) richiamano la vita di una volta, genuina, selvaggia, non costruita. I fiori di gelsomino, intensi ed elegantissimi, la buccia di limone e lo zafferano, le albicocche stramature e i fichi, il miele d’acacia e i chiodi di garofano, così come l’argilla rossa, figlia di questa terra, offrono un bouquet di rara bellezza olfattiva e ampio respiro. Grande freschezza e tanta sostanza, tannino amichevole, alcol gentile e sorso lungo e commovente. Della miracolosa soluzione di nonno Pietro sono state prodotte cinquanta bottiglie.
Wow! E sai a cosa corrisponde questo Strozzaprete che immagino sia un vocabolo dialettale?
Non saprei, magari i preti andavano ghiotti di questa uva, tanto da rischiare di strozzarsi. 🙂
O forse, prima il miracolo di nonno Pietro, l’uva era troppo aspra per il palato delicato dei preti 😉
Alex
Bella Alex, eh si 😀
io vorrei mettere un: MI PIACE!!!
Solo tu potevi trovare una perla del genere!!