Va ora in onda dal Tabarro di Parma, la presentazione, da parte di Samuel Cogliati, del volume di François Morel, caporedattore della rivista indipendente LE ROUGE & LE BLANC, “Jura. Il territorio, i vignaioli, i vini”. Si tratta di una piccola regione, piuttosto fredda, “stretta” fra la Borgogna e la Svizzera, dai vitigni “strani”, come Savagnin, Trousseau e Poulsard, oltre allo Chardonnay e il Pinot Noir; una regione viticola che ha saputo rinnovarsi e diventare un punto fermo dell’enologia francese per la bontà e la particolarità dei suoi vini, passando da un ruolo da comparsa ad un ruolo da protagonista. L’Oste (con la O maiuscola) Diego Sorba, sceglie per noi otto etichette rappresentative dello Jura con comune denominatore il rispetto per la natura.
Domaine des Miroirs – “Les Saugettes”-Mizuiro 2013: Kenjiro Kagami è un ingegnere giapponese e vignaiolo talentuoso. Arriva in Francia nel 2001, studia enologia, e da qualche anno si “accasa” nel cuore dello Jura per fare vino, un vino che lo rispecchia; chiama, così, la sua Tenuta Domaine des Miroirs, visto che Kagami in giapponese significa specchio. Il vino in degustazione è un Chardonnay, un vino splendido, dove si esalta la frutta bianca e la mineralità pungente. Puro al naso e in bocca, dall’acidità tagliente e dalla “burrosità eterea”, “si agrappa” alla memoria e non la lascia più, anche dopo la fine della serata.
Domaine Labet – Chardonnay “La Reine” 2013: Vigne piantate nel 1920 per questo Chardonnay, dove il legno cerca di rubare la scena senza riuscirci particolarmente, rimanendo in seconda fila. In prima fila, invece, troviamo le erbe aromatiche, i fiori, la mela e il limone, le spezie e i minerali. Denso e fresco al palato, accattivante e potente, lascia un lungo ricordo leggermente amaricante.
P. Overnoy-E. Houillon – Arbois Pupillin “Capsule Beige” 2005: Superbo. Borgogna e Jura si fondono in un vino che ha trovato in me un fedele innamorato. Minerale (grafite), fruttato, ricco, potente, elegante. Freschezza meravigliosa, sorso secco, polposo, salino..magico, e interminabile.
Lucien Aviet – Arbois “Cuvée des Géologues-Trousseau 207” 2011: Curiosamente, 207 giorni di macerazione sulle bucce non sono bastate per conferire un colore carico a questo vino. Delicato al colore, così come al naso, esprime sentori di frutti di bosco (ciliegie, fragoline) e di spezie piccanti (pepe nero). Di media complessità, offre un sorso ancora delicato, giustamente fresco e gustoso.
Philippe Bornard – Arbois Pupillin Ploussard “La Chamade” 2005: Profuma di ciliegie e di humus. Finemente speziato e, inizialmente, con la presenza di una leggera carbonica, mostra un sorso fresco e tannini rotondi per un vino succoso e piacevole.
Domaine de la Pinte – Arbois ” Les Grandes Gardes” 2005: Pinot Noir di media intensità aromatica, con sentori di prugne, fragole, spezie e note animali di cuoio. Al palato l’acidità non eccelle e il sorso si presenta un po’ corto.
Domaine Pignier Côtes du Jura Savagnin 2009: Leggera ossidazione e buona complessità per questo Savagnin; Dorato nel calice, al naso domina la frutta secca, noce in primis, ma anche mandorla e albicocca candita. Chiude leggermente affumicato. Molto fresco e fine al palato, ci regala un sorso espressivo e lungo.
Domaine Macle – Château Chalon 2004: Oro che abbaglia. La noce si impossessa del naso ma è solo l’inizio. Note affumicate e idrocarburiche, che ricordano l’acquaragia, “serpeggiano” poco lontano, poi sedano, spezie orientali, mela e agrumi citrini. Estremamente secco al palato, fresco e lunghissimo. Un fine serata pirotecnico, spettacolare.
Che bel post! Sorriso,65Luna
Grazie Luna. Buona Domenica.