“Lì, sulla Piana di Sibari, tra lo Jonio e il Tirreno,
tra il Pollino e la Sila, c’è una terra: rossa ed argillosa,
ricca di nutrimento e con un microclima mediterraneo,
storicamente ideale per le vigne.
Su quella terra, la storia sedimenta
e viene assorbita dalle radici,
arricchendo di contrasti i nostri vini.”
Greco Bianco, Guardavalle, Guarnaccia Bianca, Mantonico Pinto, Magliocco, Greco Nero, Guarnaccia Nera. Vitigni antichi non pienamente valorizzati, un patrimonio calabrese e italiano da salvaguardare come, con grande dedizione, fanno i ragazzi de “l’acino”.
Abbiamo incontrato Antonello Canonico e Dino Briglio Nigro nella loro cantina a San Marco Argentano (CS). “L’acino” è ormai una realtà consolidata che porta a conoscenza degli italiani vitigni interessantissimi e ottimi vini, come il Chora Rosso, il Chora Bianco, Forse Sono Fiori, Mantonicoz e Toccomagliocco.
Le idee e i progetti non mancano, infatti, sono in arrivo nuovi vini; un rosè da uve magliocco, un bianco da Guarnaccia affinato in legno, molto promettente (forse il vino più importante de “l’acino”), che esordirà alla fine del 2016, e uno spumante da uve Mantonico (80%) e Guarnaccia Nera (20%).
Grande fermento, quindi, a San Marco Argentano.. e non finisce qui. Nuovi vigneti si aggiungono a quelli esistenti, come questa vigna di quattro ettari di Guarnaccia Bianca e Mantonico su un terreno rosso, ricco in argilla e minerali.
Un grande “in bocca al lupo” ai ragazzi de “l’acino” che, tra mille difficoltà e con tanto coraggio e orgoglio, riescono a valorizzare i vitigni antichi di una terra aspra ma ricca, carica di storia e tradizioni, come la Calabria.